Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, i Meridiani sono i canali del corpo umano attraverso i quali scorre il Qi), l’energia o fluido vitale. In un corpo sano ed equilibrato il Ki scorre liberamente, ma quando si indebolisce tramite cause esterne o emozioni forti, si creano dei blocchi energetici e conseguentemente zone con energia carente (kio) e zone con energia in eccesso (jitsu) che necessitano rispettivamente di tonificazione e sedazione per ristabilire l’omeostasi.
La MTC considera i meridiani non solo come entità energetiche, ma proprio come canali fisici dotati di proprietà come conduzione elettrica, che permette di trovare con precisione il loro percorso attraverso i muscoli. Il trattamento shiatsu secondo Masunaga ha approfondito le tecniche di MTC e di medicina occidentale elaborando una tecnica manuale di impostazione olistica. In particolare, inserisce nel trattamento rotazioni articolari e stiramenti allo scopo di facilitare lo scorrimento del ki nei meridiani, potenziando quindi l’effetto riequilibrante delle pressioni sugli tsubo. Ma non solo: all’interno del trattamento stesso, gli stiramenti permettono di diagnosticare le condizioni dei meridiani e se praticati regolarmente da Uke come esercizio integrativo ai trattamenti aiutano a conservare benessere e flessibilità stabilizzandoli nel tempo.
Da un punto di vista fisico lo stretching si rivela molto efficace perché migliora la circolazione sanguigna che consegue al rilassamento, quindi rilassa e nutre muscoli e tessuti, riduce la rigidità tendinea e viene facilitata la mobilità osteoarticolare. Da un punto di vista energetico va a riequilibrare le situazioni di kio e jitsu aiutando a rimuovere i blocchi e preparando i muscoli e i canali alla pressione.
Come gli stiramenti sportivi, gli stretching dei meridiani servono innanzitutto a migliorare e conservare la flessibilità muscolare a livello fisico, anche se non si tratta solo di esercizi ginnici: l’obiettivo è la percezione e l’ascolto delle linee di tensione, mantenendo una respirazione profonda per favorire il rilascio e l’allungamento muscolare.
Si tratta di fatto di uno strumento di riequilibrio energetico poiché lo scopo finale degli esercizi è favorire il flusso del Ki all’interno dei meridiani, soprattutto se accompagnati da corrette rotazioni articolari, con il conseguente riequilibrio psicofisico degli organi ed emozioni ad essi collegati. In combinazione ad una respirazione lenta e profonda inoltre, può essere un buon metodo di rilassamento e centratura in ascolto di sé.
Prevenire è meglio che curare. Soprattutto quando si lavora a livello sottile, quando si evita che una disarmonia energetica si possa trasformare in malattia fisica. Prevenire può essere considerato il non aspettare che si presenti la disarmonia per lavorare, ma mettere in atto piccole buone abitudini che impediscano la sua instaurazione. Stiamo parlando a livello utopico perché la vita stessa è fatta di movimenti, vibrazioni e riequilibri perciò gli squilibri sono i benvenuti: sono da evitare gli eccessi, che diventano presto i nostri talloni d’Achille, i nostri “tanto sono fatto così” e creano solchi sempre più difficili da riequilibrare.
Uno dei modi di prevenire e prendersi cura di sé è senza dubbio lo shiatsu, poiché il trattamento stesso mira al riequilibrio fisico e psicosomatico. Ma non solo: occorre partire da sé e crearsi un piccolo rituale che diventi abitudine di auto-trattamento, uno strumento per riacquistare il proprio potere personale, l’ascolto di sé e la propria interezza psico-corporea. Abbiamo proposto dei semplici esercizi di stiramento, ma possiamo ovviamente ampliare la scelta partendo da una buona alimentazione e una respirazione consapevole, che anche a livello di MTC sono considerate fonti importantissime di rinnovamento del Ki. In altre parole, per cambiare è necessario voler cambiare: lo shiatsu così come lo stretching non sono magia e per quanto gli effetti benefici si vedano sin da subito, per poterli perpetrare è necessaria una pratica costante. Si tratta di un percorso più o meno lungo: è normale che soprattutto le prime volte la nostra attenzione si sposti ad altro, e insieme ai pensieri quotidiani tornino in fretta le nostre tensioni. In qualche modo è anche questo un percorso di crescita interiore, anche perché fa in modo che impariamo a conoscerci e accettarci per quello che siamo, compresi i limiti e le debolezze, consapevoli che possiamo sempre migliorarli, ma senza fustigarci di sensi di colpa per i “avrei dovuto” - “se avessi”. Si tratta di responsabilità: se per i trattamenti ci mettiamo nelle mani esperte di qualcun altro, il makko-ho è un auto-trattamento e in quanto tale deve essere auto-gestito: sembra solo una fase corporea eppure è strettamente legata a qualcosa di più sottile.
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