I Riti tibetani sono 6 esercizi derivati da posizioni yoga con una prospettiva di flussi energetici di movimento fisico abbinato alla respirazione. Detti anche "la fonte dell'eterna giovinezza" in grado di stimolare l'energia vitale lungo l'asse dei sette chakra principali, assicurando uno straordinario benessere psicofisico: gli esercizi stimolano il vigore, alleviano i dolori del corpo, normalizzano il peso e migliorano la concentrazione.
Questa pratica fu custodita per secoli dai Lama Tibetani e sono stati descritti nel libro "I cinque Tibetani" scritto da Peter Kelder.
La pratica dei tibetani si inizia con 3 ripetizioni per ogni esercizio. Gradualmente, ad esempio ogni settimana si possono aggiungere 2 ripetizioni ad ogni esercizio, fino ad un massimo di 21 ripetizioni. è importante la regolarità, non la quantità: l'ideale sarebbe praticarli ogni giorno al mattino, meglio se a stomaco vuoto: l'esecuzione completa in tranquillità richiede al massimo 15-20 minuti.
L'intenzione è fondamentale: pensare "inspiro energia e nutrimento, espiro tutto quello che non mi serve" aiuta a calmare la mente e a educarla a percepire la profonda saggezza ed efficacia di questi movimenti. La concentrazione sulla respirazione può aiutare all'ascolto del sè nel qui ed ora, e aiuta a rilassarvi.
L'attitudine mentale farà la vera differenza: se riuscite a vedervi giovani e vivaci, anche gli altri vi vedranno così. Siate gentili con voi stessi, procedete al vostro ritmo nel vostro stile. Gioite dei progressi, anche minimi: è un processo che funziona finchè se ne trae gioia e piacere.
Praticati quotidianamente sono un mezzo efficace per raggiungere la piena salute fisica e un vero e proprio ringiovanimento energetico.
L'essenziale è la respirazione: se non si respira nel modo corretto, si perde l'efficacia degli esercizi. Quando il corpo è rilassato si espira, si inspira nell'atto del movimento.
Posizione della montagna (variante dinamica): la rotazione accelera il campo aurico, si riattiva l'immobilità stagnante perciò siamo in grado di percepire l'energia vibrante in movimento. "sono in armonia con il flusso della vita" - "tutto il mio corpo di riempie di energia"
Il pilastro (variante): "tutto il mio corpo si vivifica" - "ascolto i messaggi del mio corpo"
Il cammello (parziale): "affronto le sfide della vita" - "l'elasticità e l'energia si stabilizzano nel mio corpo"
Il ponte (variante): "l'equilibrio assoluto è in me" - "sono forte e vivo"
Il cane (a testa in giù e a testa in su): "mi concentro sulle cose essenziali della mia vita" - "tutte le benedizioni del cielo si riversano su di me"
Solo dopo aver ottenuto buoni risultati con i primi cinque esercizi, ci si può accingere al sesto rito. Anticamente era riservato ai monaci che osservavano il celibato, non sopprimendo bensì trasmutando l'energia sessuale e innalzarla ai chakra superiori per scopi più elevati. Praticarlo solo quando si avverte un eccesso di energia sessuale inespressa.
I riti Tibetani sono in realtà sette, collegati ai sette chakra: il settimo rito consiste nella pronuncia di un mantra, una preghiera: l'Om universale, che si pronuncia Aum, aiuta la meditazione e la concentrazione, si entra in armonia con l'universo. Prima di accingersi al canto, bisognerebbe bere notevoli quantità d'acqua, poichè è un ottimo conduttore delle vibrazioni della voce.